“… senza sapere dove andare”, così si chiude la strofa di una delle più celebri motivi di Claudio Baglioni, quel E tu come stai che sicuramente a più d’uno sarà tornato alla mente. Ebbene, qui si tratta di stelle che hanno girato e rigirato, anche vorticosamente, ma alla fine un risultato l’hanno ottenuto – ed un bel risultato, se non altro in termini di un apparente ma marcato ringiovanimento (o per meglio dire, di un sapiente mascheramento della vera età, un’arte concessa ordinariamente solo a pochi).

I tre ammassi delle nubi di Magellano analizzati nell’articolo.  Crediti: Hubble Space Telescope / Wikimedia Commons

Questo testimonia il lavoro di sei ricercatori italiani, dei quali la metà (Franca D’Antona, Paolo Ventura e Marcella Di Criscienzo) afferiscono all’Osservatorio Astronomico di Roma. Lavoro appena approdato, tra l’altro, alla prestigiosa rivista Nature Astronomy. nel quale – citiamo dall’articolo apparso su Media INAF“spiegano che le stelle apparentemente più giovani osservate di recente dallo Hubble Space Telescope in tre ammassi delle nubi di Magellano – Ngc 1755, Ngc 1850 e Ngc 1856 – sono in realtà stelle che una volta ruotavano molto velocemente, e che da poco tempo sono rallentate. A parità di massa, le stelle più “sedentarie”, quelle che ruotano lentamente, vivono meno a lungo delle stelle che ruotano rapidamente – un po’ come le persone che non fanno regolare esercizio fisico. E in qualche modo una stella che diventa “sedentaria” solo dopo una vita passata da stella velocemente rotante si trova con un’età “nucleare” meno avanzata: nasconde bene i segni del tempo.”

Rimandando all’articolo di Media INAF per maggiori approfondimenti (e per i più intraprendenti… all’articolo originale su Nature Astronomy, reperibile anche su astro-ph), a noi resta da segnalare con piacere come l’astrofisica stellare sia più che mai viva e vegeta, in Italia e specialmente nella zona dei Castelli Romani. Luogo dove storicamente è stata sviluppata in un tempo in cui l’Italia era davvero all’avanguardia nel campo. Quel campo che continua – risultati come questo lo dimostrano – ad essere percorso virtuosamente da ricercatori di varia età e qualifica. Tutti accomunati da quel desiderio di capire che è stata la molla iniziale di una avventura, ancora – grazie al cielo – ben lungi dall’essere conclusa.