E’ un giorno importante per l’astronomia, questo. Senza esagerare, possiamo dire che è la prima e decisiva tappa di un percorso che si accompagnerà per diversi anni. Il primo catalogo di GAIA  viene rilasciato proprio oggi alla comunità scientifica (ma non solo, perché in effetti viene messo a disposizione di tutti). D’accordo, è appena un piccolo abbozzo, un assaggio di quel piatto forte che arriverà a definirsi compiutamente solo tra qualche anno, con il rilascio del catalogo completo. Ma è un assaggio già piuttosto importante, debitamente sottolineato – anzi cinguettato dovremmo dire – dall’account Twitter della missione.

La missione GAIA è un progetto dell’European Space Agency, che vede impegnati in uno sforzo comune una gran quantità di ricercatori di vari paesi, del nostro continente. Il satellite  – inteso fin da subito come successore della celebre missione Hipparcos – è stato lanciato nel dicembre del 2013, e come sappiamo con un obiettivo molto ambizioso: una estesa ed accurata cartografia stellare di una ampia zona della nostra Galassia. L’occhio attento di GAIA dovrà riportare a Terra dati per circa un miliardo di stelle. Di quel miliardo sapremo non solo la posizione, ma la velocità, e anche il colore (tramite spettri a bassa risoluzione).

Bellissimo e poetico il "logo" della missione GAIA, non trovate?

Bellissimo e poetico il “logo” della missione GAIA, non trovate?

E’ impossibile anche solo elencare le ricadute scientifiche di una missione di questo genere. Basti dire che l’analisi dei dati terrà occupata la comunità per molti anni a venire. E di motivi ce ne sono tanti: la stessa Via Lattea, la galassia in cui siamo immersi, è un ambiente stellare estremamente complesso ed articolato, del quale conosciamo la nascita e l’evoluzione ancora – possiamo dirlo – a sommi capi. Molto c’è ancora da comprendere, e l’unico mezzo è proprio questo: prendere i dati di un gran numero di stelle, e analizzarli pazientemente, mettendo sul banco di prova le varie teorie evolutive e verificando quelle che meglio si accordano con il “nuovo sapere” che ci sta regalando il satellite. E questo senza contare le informazioni che GAIA ci porterà su una ampia categoria di oggetti non stellari, dai quasar agli asteroidi. Informazioni che già si annunciano preziosissime, per chi lavora nei rispettivi campi.

Luigi Pulone,  Giuliano Giuffrida e Marco Castellani (INAF – Osservatorio Astronomico di Roma) sono da tempo impegnati, con altri ricercatori all’interno del progetto, nell’attività di elaborazione di algoritmi software per fronteggiare uno dei compiti forse più estremi che si attendono dall’analisi dei dati di GAIA: la rilevazione esatta delle stelle in campi molto affollati (come il centro galattico o l’interno degli ammassi globulari). E’ un lavoro lungo che richiede pazienza ma che regala una grande soddisfazione, quella di poter aggiungere il proprio piccolo contributo ad una grande opera comune. Un’opera i cui frutti si coglieranno pienamente solo con l’entusiasmo e la voglia di comprendere, con la perenne curiosità di capire cosa c’è sopra la nostra testa, di tutte le stelle che brillano nel cielo notturno. In questo spettacolo incredibile, sorgente inesauribile di meraviglia.

Oggi dunque è un giorno da celebrare, per la comunità astronomica. La prima versione del catalogo viene messa immediatamente a disposizione di tutti. Perché la scienza è soprattutto una grande opera comune, un’opera che lega insieme persone di diversi paesi e differenti tradizioni, ed è un’opera che si intraprende a beneficio di ognuno.

Per questa conoscenza comune, insomma, alla quale ogni giorno aggiungiamo un pezzettino. Certo, il pezzettino di oggi è particolarmente importante, e sarà bello celebrarlo, e ricordarlo. Inizia oggi una nuova fase nella conoscenza della Via Lattea – e da questa, dell’intero Universo.

Marco Castellani (INAF-OAR)