Fare astronomia rispettando il distanziamento sociale.
Questi giorni sono caratterizzati da misure di sicurezza eccezionali finalizzate a ridurre al minimo la possibilità di diffondere il contagio del COVID-19. Anche l’astronomia deve fare i conti con le nuove regole di comportamento che, se pur confinano il personale dell’Osservatorio in casa, non fermano le attività del nostro istituto. Abbiamo contattato alcuni colleghi, in rappresentanza dell’intero osservatorio, per farci raccontare come prosegue il loro lavoro e quanto siano vincolanti le restrizioni del momento.
I nostri ricercatori, così come amministratori e tecnici, stanno contribuendo da casa a portare avanti le attività dell’Osservatorio e grazie allo sforzo dei nostri colleghi del CED tutti possono collegarsi con i server, le macchine di calcolo e gli strumenti di laboratorio per continuare in remoto le attività che si svolgevano prima dei provvedimenti di isolamento.
Il Gruppo DivA, che in seno all’Osservatorio di Roma gestisce le attività di didattica e divulgazione, mantiene il contatto con il pubblico. Le visite sono ovviamente sospese ma, anche grazie al coordinamento con il gruppo nazionale INAF per la Didattica e la Divulgazione, sta mettendo a disposizione nuovi contenuti attraverso il portale diva. Si stanno ideando novità che verranno implementate per i nostri visitatori appena le condizioni permetteranno nuovamente l’apertura delle nostre strutture al pubblico. Intanto si lavora per comunicare eventi e appuntamenti astronomici e così approfittare della permanenza forzata in casa per ammirare fenomeni affascinanti altrimenti trascurati.
La pandemia per COVID-19 non interessa solo l’Italia ma tutto il globo e così anche le infrastrutture italiane e internazionali in cui sono presenti rappresentanze italiane. Quindi da un lato tutti gli osservatori INAF su territorio nazionale hanno dovuto sospendere le attività e dall’altro anche gli osservatori italiani all’estero hanno dovuto interrompere i programmi scientifici per rispettare le norme di contenimento del contagio che ormai sono adottate ovunque. Questo ha visto chiudere il Telescopio Nazionale Galilei, il Large Binocular Telescope, gli osservatori europei dell’ESO dove è operativo il telescopio REM. Ma se anche i telescopi sono fermi le attività scientifiche non si fermano come ha sottolineato in una recente intervista il nostro direttore, Lucio Angelo Antonelli, responsabile INAF per il progetto MAGIC che vede operativi due grandi telescopi, con apertura di 17 metri di diametro, situati sull’isola La Palma nell’arcipelago delle canarie: “A valle dell’annuncio che ha fatto il governo spagnolo venerdì 13 marzo, la cooperazione internazionale che gestisce Magic ha deciso di sospendere le operazioni di presa dei dati. Tuttavia l’attività scientifica continua. In questi anni abbiamo infatti raccolto tanti dati. C’è un sacco di lavoro scientifico da fare, anzi, cogliamo questa occasione per impegnarsi ancora di più nell’analizzare i dati che abbiamo, e nel cercare di tirarne fuori quante più informazioni possibili per pubblicare”.
Ma se anche l’attività osservativa, per la quale è indispensabile la presenza umana, si è dovuta necessariamente fermare non si sono fermati gli esperimenti di laboratorio controllabili in remoto. Questo è il caso del progetto SHARK-VIS, uno strumento innovativo che grazie a un sistema di acquisizione immagini ad altissima frequenza, elaborate con algoritmi ideati allo scopo, permetterà di raggiungere la massima risoluzione del telescopio LBT potendo distinguere stelle vicine solo millesimi di arcosecondo. Il nostro collega, Fernando Pedichini, ci ha raccontato che: “Con estremo ottimismo abbiamo deciso di lasciare ACCESO il modulo di House Keeping, ovvero quello che permette di accendere e monitorare tutto lo strumento ed i suoi computer”. Il prototipo di SHARK-VIS è attualmente allestito su un banco di test all’interno del laboratorio di ottica dell’Osservatorio di Roma a Monte Porzio Catone Questo ci ha permesso di lasciare con sicurezzza il laboratorio attivo per gestire i test di qualifica pre-shipping ed il relativo ed ovvio debug tramite controllo remoto da casa. Ebbene tutto sta funzionando alla grande come fossimo nel nostro istituto, riusciamo addirittura a eseguire osservazioni ad alto contrasto simulate sul banco ottico e con i dati prodotti testare la procedura di riduzione dati“. Ma c’e’ anche di più, perché i dati non sono studiati e analizzati solo dal gruppo di Roma, “I colleghi dell’Arizona (LBTO) – continua Fernando Pedichini – possono cosi’ seguire in tempo reale i risultati dei test e dei documenti descrittivi. Approfitto per un ringraziamento ai colleghi dell ICT che stanno mantenendo il network e le VPN alla grande. E’ una prova per noi ma anche per il sistema di controllo di SHARK-VIS che si sta mostrando affidabile, versatile e ci lascia ben sperare per la sua futura integrazione al telescopio“.
Grazie all’incessante lavoro del CED che garantiscono i servizi di rete, i ricercatori che lavorano con i server installati in Osservatorio possono continuare a produrre scienza da casa, riducendo dati, facendo “girare” modelli, curare i rapporti di collaborazione con i colleghi di altri istituti e lavorare come se fossero fisicamente presenti nei loro uffici in istituto. La teleconferenza è ormai lo strumento principale con il quale i progetti e le grandi collaborazioni mantengono operativi i gruppi di lavoro.
Questo modalità di lavorare non è poi distante da quanto si faceva anche prima del coronavirus come ci racconta Antonio Stamerra: “Il gruppo in OAR che osserva e studia gli oggetti gamma di più alta energia si è adattata alla nuova situazione e sta continuando le sue attività di ricerca, in condizioni di sicurezza e in remoto. Una modalità di lavoro usuale per chi fa parte di collaborazioni internazionali con centinaia di ricercatori che lavorano usualmente su piattaforme di comunicazione per vedersi e riunirsi, per scambiarsi informazioni e dati“. Questo gruppo lavora nel progetto MAGIC di cui ci ha parlato il direttore, ma anche su altri progetti di alta energia come continua Antonio Stamerra: “Come gruppo delle altissime energie in OAR partecipiamo anche alla collaborazione ASTRI, dove sono coinvolte decine di persone, strutture INAF e Università e altri Istituti dalla Lombardia alla Sicilia. Con ASTRI abbiamo iniziato la costruzione di una serie di telescopi Cherenkov, che andranno a costituire il mini-array ASTRI da installare a Tenerife. I collaboratori dell’Osservatorio continuano lo sviluppo del software di analisi del futuro mini-array, di cui sono responsabili, grazie anche ai calcolatori dedicati ad ASTRI, che sono rimasti attivi e connessi, e vengono continuamente controllati dal gruppo di calcolo dell’Osservatorio. Inoltre, presentiamo i risultati sulle prospettive scientifiche, nelle videoconferenze di aggiornamento che si stanno tenendo a ritmo serrato. L’obiettivo è pubblicare entro pochi mesi un “white book”, ovvero una raccolta degli studi e dei relativi risultati scientifici che ci aspettiamo di ottenere con i telescopi ASTRI”.
Inoltre ricercatori di questo gruppo, così come quelli di altri gruppi in Osservatorio, cercano di sfruttare anche i canali più convenzionali per rimanere in contatto umanamente e professionalmente: “Non dimentichiamo che siamo anche un gruppo di colleghi affiatati – conclude Antonio – cresciuti professionalmente insieme. E se la ricchezza e la crescita che si ricavano dalle interazioni personali sono insostituibili, abbiamo cercato di ovviare creando un gruppo WhatsApp, i CavalierASTRI, dove ci teniamo in contatto, ci scambiamo battute, serie e semi-serie e talvolta anche dibattiti vivaci”.